Newsletter In Cerchio - Settembre 2014 - Numero X - Anno XII
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In Memoriam   versione testuale

Era la primavera del 1999 quando a Silvi Marina, al IX incontro nazionale degli incaricati diocesani per la promozione del sostegno economico alla Chiesa, il Card. Attilio Nicora, fautore della revisione concordataria del 1984, pronunciò questa preghiera. Concludeva così la sua relazione sul rilancio del “sovvenire” a 10 anni dal documento Sovvenire alle necessità della Chiesa. Corresponsabilità e partecipazione e dei fedeli (1988).
 
Lo vogliamo ricordare in questo modo il nostro amato Cardinal Nicora, morto all'età di 80 anni lo scorso 22 aprile a Roma.
 
Prima di recitare questa preghiera egli volle anche esortare gli incaricati a svolgere i propri compiti verso due direzioni che ci sembrano ancora attuali [Comunione e corresponsabilità. Diario di bordo del Sovvenire negli interventi del cardinale Attilio Nicora (1984-2003), pagg. 260-262]:
  
La strada è lunga e sarà ancora molto impegnativa: io credo perciò all’importanza che a poco a poco in Italia si allarghi un gruppo di persone che crede a queste cose, e che le fa passare attraverso il convincimento e la testimonianza. Voi incaricati diocesani potrete fare molto da questo punto di vista, pur mettendo in conto fatiche e contraddizioni. È partendo dalle coscienze che potremo davvero rinnovare le cose...le norme ci sono; però per far andare avanti le cose occorrerà che cresca la coscienza dei valori, e soltanto attraverso il contatto personale, la motivazione argomentata, la simpatia che voi potete suscitare, l’incoraggiamento ad andare in questa direzione, potrà finalmente emergere qualcosa di nuovo”.

Il Cardinale nel sottolineare, quindi, la seconda direzione affermò l’importanza di rimanere sempre e comunque vicino al proprio Vescovo, “persona fortemente condizionata dalla sua realtà diocesana e soprattutto dal corpo dei suoi naturali collaboratori, che sono i preti…se crescerà una consapevolezza tra i preti, anche i Vescovi avranno più slancio… Capisco che per voi ciò può costituire un impegno non facile: ci vuole molta saggezza, molto equilibrio e spirito di vera amicizia. Bisogna creare un’autentica confidenza, e talvolta bisogna portare anche la fatica di qualche delusione e di tanta pazienza”.
  
Il Cardinale Nicora concludeva dicendo: “Mi sono permesso allora, tenendo conto di tutto quanto detto, di provare a esprimere a voce alta quella che potrebbe essere la preghiera dell’incaricato diocesano, da rivolgere ogni tanto al Signore Gesù”. 
  
Preghiera dell’incaricato
 
Signore Gesù, che ti sei dato senza riserve per rendere la tua Chiesa santa e immacolata, sposa senza macchia e senza ruga, fammi capace di amarla e di servirla sempre e in ogni caso, anche quando mi appare sciatta e trasandata, preoccupata più delle cose che di Te.
  
Signore Gesù, che hai vissuto la povertà come segno e garanzia della libertà di amare e di servire, pur non rifiutando di attingere alla cassa della tua compagnia apostolica, sin d’allora nutrita dalla generosità di chi ti voleva bene e gestita da un improbabile amministratore, fammi capace di novità evangelica, aiutami a cambiare innanzitutto la mia vita, trattienimi dal rischio di ridurre a mestiere il ministero, dammi la gioia e la fierezza di servire umilmente puntando non su umane ricompense ma soltanto sul centuplo che Tu hai promesso.
  
Signore Gesù, che hai costituito fratelli quanti credono nel tuo Nome e li hai educati a vivere la comunione a partire dal cuore e fino al portafoglio, aiutami a far risuonare ancor oggi questo tuo messaggio semplice e grande nelle comunità cristiane della mia diocesi; suscita famiglie aperte, partecipi e solidali; edifica parrocchie esemplate sul modello originario di Gerusalemme; dà soprattutto ai preti orecchi per intendere e coraggio per annunciare, esibendo una vita sobria e generosa che renda convincente la loro parola.
  
Signore Gesù, che hai rifiutato di far scendere il fuoco su quanti non accoglievano il tuo passaggio e hai saputo attendere e pazientare fino a restare solo e incompreso, fa’ che non mi perda d’animo quando proprio quelli per cui mi affatico, mentre pretendono d’esser comunque provveduti, irridono i miei sforzi, rifiutando le mie proposte, occultando i miei sussidi, disvelano ai fedeli tutti i segreti della scienza e della conoscenza, esclusi quelli dell’amministrazione parrocchiale; e dammi forza per continuare ad esser così ingenuo da sognare e costruire una Chiesa secondo il tuo cuore.
 
Signore Gesù, che sei all’origine dell’unica cosa seria che esiste nella grande commedia della vita - l’avventura del Vangelo preso alla lettera per rinnovare noi stessi e il mondo - e mi hai chiamato con altri fratelli incaricati diocesani ad affrontare tale sfida originale ed esaltante anche nel campo del “sovvenire alle necessità della Chiesa”, fammi avvertire il calore confortante di questa compagnia e preserva in noi tutto il senso del relativo, il dono del sorriso, la forza della speranza, la fiducia nei frutti che verranno.
 
E quando, nell’ultimo giorno, imbandirai il banchetto del tuo Regno e passerai a servire quanti hanno servito quaggiù con libertà e con amore, aggiungi un posto a tavola, per me. Amen!
 
 
 
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