Newsletter In Cerchio - Settembre 2014 - Numero X - Anno XII
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8xmille senza frontiere: "Un pastore, il suo gregge e la provvidenza" (Teramo-Atri)   versione testuale

Proseguiamo con la pubblicazione degli articoli vincitori del bando 2015. Su questo numero di In Cerchio vi proponiamo il secondo articolo di Marco Calvarese (diocesi di Teramo-Atri). Ricordiamo che tutti sono pubblicati su Firmo dunque Dono.

 
Storie da leggere: un pastore, il suo gregge e la provvidenza
di Marco Calvarese 
 
“Ero con tutta la mia famiglia in un tunnel completamente buio ed ero assalito dall’ansia di capire come avremmo fatto a trovare l’uscita, non si vedeva proprio nulla. Poi a un certo si è aperta una porta, dalla quale filtrava una luce con in mezzo Rita, mia sorella, che ci indicava di seguirla mentre ci diceva a gran voce che quella era la via d’uscita”.
Inizia così l’incontro con don Ennio Lucantoni, il parroco della Natività di Giulianova, al quale brillano gli occhi mentre ci parla di quel suo sogno di tanti anni indietro e che, diversamente dal solito, ha ricordato al risveglio e condiviso immediatamente con tutta la sua famiglia perché spiegava proprio come i più piccoli, in quel caso quella sua sorella così tanto bisognosa di ogni attenzione fin dalla nascita, “sono coloro che ci guideranno alla salvezza”.
Un sacerdote di oltre 80 anni che, con mitezza, decisione e carattere, porta avanti da decenni una parrocchia nella quale tutti hanno imparato il significato del termine provvidenza.
 
Dalla messa in posa della prima pietra della chiesa di San Pietro Apostolo, fino al restauro del campanile o gli ultimi lavori nella canonica, ogni volta che c’è stata una spesa prevista o imprevista, il parroco ha sempre ripetuto a tutti, “Non mi lamento perché la provvidenza c’è”.
In una parrocchia non ci sono però solo spese di questo tipo, la quotidianità è contraddistinta da porte aperte e una Chiesa nella quale don Ennio si trova a vivere le gioie ma soprattutto i dolori della comunità.
“La Chiesa è una famiglia, un rifugio per chi ha bisogno e cerca aiuto, come un figlio che cerca aiuto dai genitori. La gente da chi va nelle urgenze? Va dal parroco, perché la Chiesa è concepita anche come un luogo di amore dove una persona può ricevere carità”, dichiara don Ennio che deve sempre fare i conti in tasca cercando di esaudire quanti più bisognosi possibile e, inoltre, quelli che realmente hanno bisogno di carità e non si approfittano della benevolenza altrui.
 
“Sono un prete”, una dichiarazione semplice e disarmante con la quale risponde alla sottolineatura fattagli in merito al suo vivere parco, per il quale il suo assegno di 800 o 900 euro mensili, che a novembre scende a 400 euro con tutte le ritenute per le tasse da pagare, sembrano monete d’oro nelle sue mani e motivo per poter scherzare un po’ sui suoi risparmi “bastano per pagare le spese del funerale”, afferma ridendo il sacerdote parlando delle comuni spese da affrontare per vivere.

Nei pensieri di don Ennio però principalmente c’è la sua gente, quelle persone con le quali condivide ogni sofferenza e problemi umani che si devono affrontare con rispetto e dignità. Come quando in una famiglia con figli piccoli, una persona viene colpita dalla malattia e resta senza lavoro, quindi il nucleo si trova a dover affrontare la situazione potendo contare solamente su uno stipendio.

 
Ci sono anche persone bloccate sulla carrozzina che, seppur sostentate in parte dall’accompagnamento, devono affrontare spese sanitarie costose, “sento il bisogno di aiutarle con un contributo mensile che può variare a secondo della mia disponibilità: 100, 150, 200 euro. A Pasqua e Natale un po’ di più”.
 
Una beneficenza per la quale si ricorre alle offerte fatte alla parrocchia, solo nel 2014 le “spese per attività caritative” sono state di 32.892 euro (comprensive dei 15mila euro provenienti dall’8 per mille), mentre nel 2013 la spesa è stata di 29.639 euro (di cui 2mila euro provenienti dall’8 per mille).
“Adesso sono un po’ diminuite le entrate, la gente ha più difficoltà”, confessa il parroco della Natività di Giulianova che sottolinea l’importanza del contributo dell’8 per mille per le opere di carità, “Da qualche anno vengono dati dalla diocesi di Teramo-Atri alla parrocchia 15mila euro che io passo al Dono di Maria, dove mando i poveri che bussano alla porta della parrocchia”.
 
Il Dono di Maria è una associazione onlus nata 30 anni fa dopo un incontro da parte di un gruppo di giuliesi con Madre Teresa di Calcutta che li invitò a unire all’opera benevola la preghiera con adorazione Eucaristica.
 
“Il nostro intento è l’accoglienza quotidiana del bisogno”, dichiara il presidente dell’associazione, Santina Di Domenico, che spiega come il Dono di Maria operi in contatto con la Caritas diocesana e in comunione a Giulianova con la Caritas dell’Annunziata e la mensa della Piccola Opera Charitas, creando una proficua sinergia caritatevole.

Mentre sogna una sede dove svolgere in modo più attento le proprie attività, la struttura con i suoi circa 30 volontari fornisce assistenza ai bisognosi, anche con l’aiuto di varie aziende e attività commerciali e di ristorazione del posto, fornendo 150 pacchi di alimenti, vestiario, aiutando chi non riesce a pagare le bollette, l’affitto o altre spese.
Venendo a incontrare le famiglie disagiate, è nata anche l’esigenza di accogliere i ragazzi, per questo motivo si organizzano diverse iniziative le cui spese, per chi non può permettersele, vengono sostenute dalla stessa associazione.
 
“È anche un centro di ascolto, dove si è attenti a sentire i problemi e cercare di risolverli per quanto possibile, seppur sia molto faticoso, come nel caso della ricerca del lavoro per chi è restato senza”, sono le parole di don Ennio Lucantoni che, concorde con la presidente del Dono di Maria, disegna il cambiamento delle esigenze contemporanee, “Si è visto un cambiamento tra i bisognosi, in passato era raro che famiglie stabili, del luogo, venissero a chiedere aiuto, erano i nomadi, i rom a farlo. Adesso invece è quotidiana la richiesta di soldi delle persone del posto”.
Dispiaciuto per il momento il sacerdote aggiunge come “Mio malgrado ho dovuto ridurre il contributo mensile, perché non ci esco più. Fino a qualche mese fa erano 1000, 1200 o 1300 euro al mese”, mentre spiega anche quanto si operi per cercare di risolvere il problema dell’alloggio, il più grave per le persone che non sono del posto, “Non ci sono alloggi. In casi disperati, quando vedi persone affrante, il Dono di Maria li fa andare in qualche pensione a pagamento sostenendo le spese”.
 
Un “bussare continuo” che non lascia in pace don Ennio Lucantoni che ha ricorda a se stesso e a tutti quanti come la carità sia indispensabile non per chi la meriti ma per chi ne ha bisogno e, nel contempo, sospira rimproverandosi una mancanza “L’unica cosa che si dovrebbe fare meglio, come dice il Papa, quando dai qualcosa, guardalo in volto. Perché quando ti fermi a parlare con una persona che non è del posto e che non conosci bene, serve anche per farla sfogare del suo stato e lo vedi che rimane soddisfatta dal tuo interesse e dalla tua preoccupazione per i suoi problemi e la sua situazione”.
 
 
 
 

 

 
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