La bellezza del dare   versione testuale

E' bello con Te è lo slogan della 52^ Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (GMPV) che si celebrerà il 26 aprile del 2015. Come già anticipato su In Cerchio di ottobre tra i vari sussidi predisposti dall’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni della C.E.I. anche diverse schede per l’approfondimento.

 
La bellezza del dare “…non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9.7)

Si tratta di una bellezza incredibile. Una bellezza che non fa rumore e non fa notizia. Non si tratta di contemplarla su un dipinto o in una scultura. Ma è presente nel cuore di ognuno. E la vedi nel volto dell’altro quando lo ami come Gesù ci ha amati. E’ la bellezza che scaturisce dalla gioia del dare con gioia.

Possiamo immaginare questa condizione di letizia nella fraternità vissuta dalle prime comunità cristiane, dove tutto era messo in comune “…La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola, e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune” (At 4, 32). La bellezza della solidarietà.

Ma generosi non si nasce. Solidali non si nasce. Non risulta spontaneo condividere con degli sconosciuti ciò che si ha. Allora che fare affinché sia contagiosa la bellezza della condivisione? Due le possibili risposte. Lasciare tutto così com’è, alimentando, di contro, la bruttezza dell’individualismo e dell’indifferenza. Oppure adottare lo strumento più potente contro ogni menefreghismo ed egoismo: l’educazione.

Educare alla gioia del dare con gioia, da cui scaturisce bellezza, può contribuire anche il “sovvenire”. Sostenere economicamente la Chiesa con corresponsabilità significa “camminare” insieme. Si può essere toccati dalla bellezza, anche quando si mette qualcosa in comune “insieme” per aiutare gli altri.

Tutto ciò non va confuso con l’elemosina, magari anche generosa, fatta “sopra pensiero” al povero all’angolo della strada. Nulla di male, ma questa non è solidarietà, è assistenzialismo. I valori che supportano il sostegno economico alla Chiesa, da promuovere innanzitutto con la testimonianza personale, presuppongono un “cattolico” capace di sentirsi in comunione con tutta la Chiesa e corresponsabile della sua missione. Partecipando attivamente sia alla vita della propria comunità parrocchiale sia a quella diocesana, ma anche innalzando la partecipazione a livello nazionale e “universale”.

Come può avvenire tutto questo? Con azioni solidali, vivendo in fraternità, mostrando la gioia della comunione. Perché non è importante il quanto si da’ ma il come si da’. Qui sta il centro di tutto. Dal come si dona si sprigiona quella bellezza che ci rende felici e rende felice anche Dio. E’ la motivazione profonda del “voler” aiutare l’altro come fa il Buon Samaritano, che chiama al superamento di ogni pericolosa indifferenza e di ogni sterile individualismo. Egli non si limita a soccorrere l’altro, ma lo “accompagna” e si interessa di lui anche “dopo” l’intervento più immediato.

Ogni volontario, giovane o adulto, padre o madre di famiglia, il sacerdote, la religiosa o il religioso se animati dall’annuncio sono ben consapevoli che qualunque atto di solidarietà che si offre -l’ascolto, un pasto caldo, il sostegno spirituale- è bello quando rende visibile l’amore di Dio e la tenerezza della Chiesa verso quel “prossimo” che bisogna amare come Gesù ci ha amati.

Talvolta non ci si rende conto che anche destinare con consapevolezza l’8xmille alla Chiesa cattolica e donare con gratitudine un’offerta per tutti i sacerdoti diocesani sono gesti di solidarietà semplice ma bella, contro l’individualismo. Non devono essere mancati perché renderanno più dignitosa la vita di tante persone. Anche questo può essere un modo - non l’unico - per “prenderci cura dei più fragili della Terra” (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n.209).

Maria Grazia Bambino
 
Responsabile: Matteo Calabresi
Coordinamento redazionale: Maria Grazia Bambino
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