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"Sovvenire" ovvero "economia di comunione"   versione testuale

Tra le tante ragioni di sofferenza esistenti al mondo ve n’è una che si trasforma in tragedia e alla quale possiamo dare il nome di ”mal di pancia”: c’è il mal di pancia di colui che mangia troppo e c’è quello di colui che non mangia e muore d’inedia.

Non è problema di oggi; è problema di sempre, che i “cosiddetti grandi della terra” assicurano di risolvere entro il …….? Eppure, è possibile dare una soluzione.

Nel Vangelo di Matteo si legge che Gesù operò il miracolo della moltiplicazione (o divisione?) dei pani e dei pesci con la partecipazione di una persona (adulto o ragazzo è indifferente) che mise a disposizione di Gesù il proprio pasto: 5 pani e 2 pesci.
 
Paolo, nella seconda lettera ai Corinzi (8, 9-15) si allieta per la colletta organizzata al fine di aiutare la Chiesa di Gerusalemme e spiega l’obiettivo che si sarebbe raggiunto: “fare uguaglianza”.

Il Vescovo di Rimini, S.E. Francesco Lambiasi, nel messaggio inviato il 15 settembre 2007alla sua Chiesa scriveva: “(…) la nostra cultura, marcatamente individualista; è segnata da un edonismo eccessivo che ha eretto il piacere ad idolatria, mettendo a repentaglio quei grandi valori umani tanto cari alla nostra terra, come accoglienza e rispetto, impegno e fiducia, (…); aggiungiamo un materialismo sempre più sfrontato e aggressivo; assommiamo le enormi ingiustizie (…)” e domandiamoci cosa fare.

I lamenti non servono, così come i proclami elettorali. Forti dell’Eucaristia dobbiamo sporcarci le mani e seguire la logica di Gesù, che è la logica della gratuità, della condivisione, dell’amore che guida a “fare comunione” sull’esempio di quanto si legge in Atti (2, 42-47: 4,32-35).

Il sostegno economico alla Chiesa cattolica, firma 8xmille e Offerte per il sostentamento del clero, è una possibile via perché gradualmente si curi e guarisca quella parte di umanità che soffre il mal di pancia perché ha lo stomaco vuoto. Le somme che vengono assegnate alla Chiesa cattolica per effetto delle scelte operate dai contribuenti in sede di dichiarazione dei redditi e le offerte volontarie per il sostentamento del clero vengono ripartite per “grosse voci”: culto e pastorale, carità, sostentamento clero. Una “buona fetta” viene, quindi, spesa in opere di carità non solo in Italia, ma nel mondo contribuendo, così, a diminuire i “mal di pancia” e a sanare situazioni i cui risvolti sono fraternità, pace, giustizia e magari anche un po’ di gioia.

Per raggiungere l’obiettivo è necessario fare una revisione globale della propria vita: controllare il denaro che entra e sorvegliare la spesa, stabilire quale porzione riservare ai poveri, aprire il guardaroba chiuso, rendere fruibili i nostri beni inutilizzati. Insomma rinunciare al potere e alla ricchezza.
Questa non è un male in sé se ha per paradigma il Regno dei Cieli. Farsi povero non significa disprezzo della ricchezza ma è dichiarazione che la “suprema ricchezza” è Cristo Signore.

Il sostegno economico alla Chiesa, il “sovvenire” come si usa dire, chiedendo questa trasformazione ci conduce a pensare al dono che il Signore ci ha fatto (si è messo al nostro livello per portarci al Suo) e cancella le nostre paure di sporcarci le mani.
 
Felice Fieni
Collaboratore del Servizio promozione diocesano di Latina
 
Responsabile: Matteo Calabresi
Coordinamento redazionale: Maria Grazia Bambino
Servizio promozione della C.E.I.
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