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Fiducia nella Chiesa attraverso una firma   versione testuale

Chiesa e denaro sono un binomio spesso ambiguo, il più delle volte causa di accesi dibattiti, fondati sovente su molti luoghi comuni. L’idea di Chiesa è stata spesso associata in passato, per deformazione storica, in particolare post risorgimentale in Italia, all’idea di una Chiesa opulenta, ricca, volta al lusso e allo spreco. Ma questa opinione oggi è un “residuo bellico” di pochi.
 
La realtà ci descrive oggi una situazione ben diversa. La Chiesa cattolica sta vivendo un momento estremamente fecondo, un momento di trasformazione e di crescita. La scelta fortemente pastorale di Papa Francesco ha messo di fronte a una forma di rinnovamento, a una ritrovata fiducia. La maggior parte delle persone ritiene che la Chiesa, per svolgere al meglio la propria missione evangelica, abbia bisogno del denaro e questo, se ben speso, non sia lo “sterco del diavolo”.

Un’Italia, dunque, composta non solo da comunità di fedeli, ma anche da “comuni” cittadini impegnati con grande senso di responsabilità a sostenere economicamente la Chiesa cattolica. E’ stata una scelta lungimirante del Concilio Vaticano II quella di affidare il sostentamento della Chiesa alla stima che l’esercizio del ministero raccoglie, anno dopo anno, all’interno della comunità dei fedeli e nella società più ampia. Stima dimostrata all’interno della Chiesa attraverso le Offerte deducibili per il sostentamento del clero e, nella comunità civile più in generale, attraverso la destinazione annuale libera della quota dell’8xmille alla Chiesa cattolica.
Quando parliamo della stima, non parliamo di qualcosa che si genera in tempi rapidi. Non è l’indice di fiducia del Governo o l’indice di propensione al consumo di un prodotto. Si tratta, invece, del risultato di secoli di rapporti tra la Chiesa e il Paese.
 
Nell’ultimo anno la fiducia verso la Chiesa è notevolmente cresciuta. Molti sondaggi, realizzati in questi mesi, parlano di un “exploit per la Chiesa cattolica”. I critici diranno che i sondaggi vanno presi con beneficio d’inventario, ma di certo l’elevato numero di italiani che decidono di devolvere l’8xmille alla Chiesa cattolica, nella propria dichiarazione dei redditi, è un dimostrazione chiara di una stima radicata (Grafico 1).
 
Appena entrato in vigore, l’8xmille ha sorpreso tutti per l’immediato consenso, ben oltre le più rosee aspettative. Oltre il 75% dei contribuenti aveva scelto da subito di apporre una firma alla Chiesa cattolica, nel modello di dichiarazione dei redditi.

Nei primi anni 2000, il consenso a favore della Chiesa cattolica aveva raggiunto livelli quasi plebiscitari attestandosi a percentuali prossime al 90%. Solo a partire dal 2005 inizia una flessione costante arrestata solo nel 2011 (ultimo dato disponibile) con un valore in leggera crescita rispetto all’anno precedente.
Ma le percentuali di scelta spesso ingannano perché dietro a valori decrescenti si nascondono numeri crescenti, come mostra il trend del numero di firme a favore della Chiesa cattolica (Grafico 2).
 
Nel 2011 oltre 15 milioni di contribuenti hanno firmato per la Chiesa cattolica. Un numero enorme, il più alto registrato da quando è entrato in vigore il meccanismo dell’8xmille. Questo valore assume un significato ancor più rilevante se teniamo conto di chi materialmente compila la dichiarazione dei redditi: non solo gli occupati, ma anche quella quota di occupati:
 
• spesso non lavoratori dipendenti o comunque con un reddito composto da più voci
• spesso nelle età centrali della vita: 30/60 anni
• spesso maschi
• spesso colti o più colti della media
• spesso non cattolici praticanti
 
Caratteristiche queste che, dagli studi empirici, vengono spesso correlate a livelli di maggiore fragilità nel rapporto tra individui e Chiesa cattolica. Un motivo in più per ritenere che la stima conferita alla Chiesa da oltre 15 milioni di contribuenti, proiettata a livello nazionale, valga ancora di più (Grafico 3).
 
Non dobbiamo però dimenticare, che la stima e la fiducia dei credenti e dell’opinione pubblica verso la Chiesa e i preti non sono un dato di natura, ma di cultura, e come tali possono venir meno. Altrimenti corriamo il rischio di andare avanti senza renderci conto che, pian piano, stiamo consumando la fiducia che si è accumulata nei secoli, senza tuttavia ricostituirla, e ponendo così seri problemi per il futuro.
 
Responsabile: Matteo Calabresi
Coordinamento redazionale: Maria Grazia Bambino
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