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La carica degli oltre 10.000 preti alla don Matteo   versione testuale


Si è spostato da Gubbio a Spoleto, ma ogni volta che don Matteo riappare in TV è un successo assicurato. Perché don Matteo piace tanto? Perché rappresenta la figura del prete che tutti vorremmo avere nelle nostre parrocchie: attento alle persone, profondo conoscitore dell’animo umano, capace di affrontare con lucidità e fermezza i fatti che accadono e di portare uno sguardo differente, quello che viene dalla fede (dal latino fides=fiducia).
 
Ma quanti don Matteo abbiamo in Italia? E quale è la situazione delle nostre parrocchie? 
 
I dati a nostra disposizione sembrano dirci che la presenza e la dimensione delle parrocchie in Italia per molti aspetti non hanno seguito l’evoluzione che ha caratterizzato la Nazione, bensì siano rimaste ancorate all’organizzazione territoriale del clero dell’inizio del XX secolo.
 
Alta è infatti la presenza di parrocchie di piccole dimensioni, fenomeno legato sia alla scarsa urbanizzazione, sia anche all’abbondanza di clero presente fino alla metà del secolo scorso. E’ sufficiente un esempio. Il 60% circa delle parrocchie italiane sono di piccole dimensioni (meno di 1.900 abitanti) riuscendo a servire circa 11 milioni di persone.
 
Di contro abbiamo poco più del 3% di parrocchie di grandi dimensioni (oltre 9.000 abitanti) che ugualmente raccolgono circa 11 milioni di persone. Già questo basta a comprendere che è molto improbabile che le due porzioni di popolazione ricevano un servizio pastorale della stessa qualità.
 
Inoltre negli ultimi anni è in atto un processo di semplificazione o, se si vuole, di riduzione della capillarità della presenza delle parrocchie presidiate da un parroco.
Tra il 1991 ed il 2012 le parrocchie italiane passano da 26.207 a 25.799, diminuendo dunque di poco meno del 2%.
 
Tuttavia non è detto che ogni parrocchia, pur rimanendo un centro di una vitalità religiosa, abbia un proprio parroco. Se infatti consideriamo le parrocchie che hanno un parroco (non importa se in esclusiva o condiviso con altre parrocchie, non importa se appartenente al clero diocesano o a quello religioso), il saldo negativo diviene ancora più marcato. Queste passano da 21.613 a 18.643, con una contrazione che dal 2% passa al 14%.
 
Se invece consideriamo le parrocchie con un parroco "in esclusiva", perciò pienamente a servizio della propria comunità -come l'amato don Matteo televisivo-, il calo si amplifica al 40% circa passando da 17.840 nel 1991 a 10.760 nel 2012.
 
La risposta ecclesiastica che si sta diffondendo nel cattolicesimo italiano per far fronte alla presenza di parrocchie senza parroco, è la creazione di “unità pastorali” o simili: un piccolo numero di preti ai quali singolarmente vengono attribuite responsabilità pastorali poco distinte e spesso poco gerarchizzate. Il rischio però è quello di spingere il clero diocesano verso forme di vita più simili a quelle proprie della vita religiosa e, allo stesso tempo, di trasformare la parrocchia da centro di una vita sociale e civile a matrice cristiana, a sportello erogatore di servizi religiosi.
 
 
Responsabile: Matteo Calabresi
Coordinamento redazionale: Maria Grazia Bambino
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