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Catechismo e "sovvenire". La responsabilità nell'annuncio e nella vita della comunità   versione testuale


Per comprendere e diffondere, anche tra i Settimanali Diocesani, i contenuti della selezione nazionale di progetti di formazione diocesana per catechisti, per l’anno pastorale 2013 (v. In Cerchio di giugno), il Sir -l'agenzia d’informazione religiosa della C.E.I.- ha intervistato i due responsabili dell’Ufficio Catechistico Nazionale, don Guido Benzi, e del Servizio Promozione Sostegno Economico, Matteo Calabresi.
 
Don Guido Benzi, la catechesi è tuttora un punto di forza per la Chiesa italiana?
“La catechesi è ancora, grazie a Dio, una delle realtà che coinvolgono educativamente le comunità cristiane. Anche grazie agli orientamenti decennali ‘Educare alla vita buona del Vangelo’ si vede sempre più come una catechesi autentica ha come priorità il sostegno della vita cristiana degli adulti. Là dove ci sono adulti maturi e consapevoli della loro fede, là dove c’è una testimonianza di vita cristiana vissuta, là fiorisce la comunicazione della fede ai più piccoli. Per questo la formazione dei catechisti è strategica per rispondere pienamente alla vocazione che il Signore ha loro donato”.
 
Come avviene oggi l' "arruolamento" dei nuovi catechisti?
“E’ l’incontro di diverse esigenze che fa maturare la chiamata a diventare catechista. Prima di tutto la scoperta personale della bellezza della vita cristiana e del vangelo. Poi l’esigenza di occuparsi della comunicazione della fede alle nuove generazioni. Infine la esplicita richiesta del Sacerdote e di altri catechisti della comunità. Queste tre esigenze sono importanti e si innestano tutte e tre su di una chiamata che in ultima analisi viene da Gesù stesso”.
 
A che livello è la conoscenza da parte dei fedeli delle esigenze del “sovvenire”?
“In realtà il valore della responsabilità dei fedeli alla partecipazione dei bisogni e delle iniziative della comunità è sempre stato importante. Basti vedere come tante volte siano i genitori ed i nonni ad insegnare ai bambini piccoli di mettere la monetina nel cestino, come cosa bella, buona e gioiosa. Certo oggi è importante che si conoscano bene e siano fatti conoscere gli strumenti di partecipazione alla vita della Chiesa che permettono anche una solidarietà più ampia, meglio organizzata ed efficace”.
 
Qual è la specificità di questa iniziativa?
“E’ quella di unire in un unico obiettivo due responsabilità della comunità cristiana: educarsi alla corresponsabilità sull’evangelizzazione anche per l’utilizzo e la compartecipazione delle risorse economiche. Si tratta di un obiettivo di lunga data, infatti già nelle primissime comunità cristiane, come si legge negli Atti degli Apostoli, si parla chiaramente di risorse economiche messe in comune”.
 
Avete considerato per la formazione dei catechisti anche i social-network digitali?
“Oggi la formazione di un catechista non può prescindere dai nuovi linguaggi. Rimane però fondamentale il contenuto della catechesi, cioè la conoscenza di Dio in Gesù Cristo, del suo vangelo e di come esso viene proposto e vissuto dalla comunità cristiana, perché non si corra il rischio di avere molti buoni canali comunicativi… senza conoscere ciò che si vuole comunicare”.
 
Matteo Calabresi: come è oggi conosciuto e condiviso il "sovvenire"?
“I ‘valori del sovvenire’ come comunione, corresponsabilità, solidarietà di certo sono nel cuore degli italiani, cattolici e non. Ma forse non tutti sanno che, partecipando alle necessità economiche della Chiesa, si possono vivere pienamente questi ‘valori’”.
 
Che dire del meccanismo dell’8xmille?
“Dal 1990 questo meccanismo dell’8xmille coinvolge cattolici e non. Possiamo stimare che di fatto almeno 15 milioni di italiani, destinandole l’8xmille del gettito Irpef, esprimono fiducia e sostegno verso la Chiesa cattolica. Poi ci sono altri 10 milioni di pensionati (possessori solo del modello fiscale chiamato CUD) che potrebbero esprimere la loro scelta ma non sanno di poterlo fare. Magari, se lo sapessero, anche loro destinerebbero l’8xmille alla Chiesa cattolica”.
 
Qual è lo scopo di questo concorso? Potranno beneficiarne tutti in Italia?
“Lo scopo è di mettere in luce i ‘valori del sovvenire’ condivisi con tutte le altre pastorali, realizzando dimostrazioni concrete di pastorale integrata. Penso che i progetti ‘vincitori’ potranno essere ‘esemplari’ per tutte le diocesi italiane”.
 
Che aiuto può offrire alle diocesi il Servizio nazionale da lei diretto?
“Oltre a mettere a disposizione fondi 8xmille per la formazione dei catechisti, il Servizio promozione può essere utile soprattutto a livello diocesano. Infatti è importante attivare sul territorio e per il territorio le iniziative formative”.
 
(A cura di Luigi Crimella)
 
 
 
 
Responsabile: Matteo Calabresi
Coordinamento redazionale: Maria Grazia Bambino
Servizio promozione della C.E.I.
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