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 Anno 2012 » 2012 Marzo » Aspetti Pastorali » Comunione ecclesiale, chiesa locale e "sovvenire" 

Comunione ecclesiale, chiesa locale e "sovvenire"   versione testuale


In attesa di inserire nell'area riservata i contributi video del Convegno nazionale di Caserta (14-16 marzo) e le relative relazioni, vi anticipiamo i tre punti fondamentali toccati da don Erio Castellucci nel suo intervento su Comunione ecclesiale, chiesa locale e "sovvenire", introdotto dall'analisi del rapporto tra l'elemosina individuale, la carità ecclesiale ed il “salto di qualità” dell’esperienza cristiana solidale con la relativa connessione tra il “sentire cum ecclesia” e la solidarietà cristiana.
  
1. Le dimensioni della “Chiesa”: universale, locale, “familiare”. Il segno fondamentale della presenza della Chiesa: “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). I legami che sorgono attorno ai segni del Cristo risorto: parola, sacramenti, fraternità-missione. Ekklesía indica l’insieme dei battezzati diffusi nel mondo, la comunità radunata attorno all’apostolo o al vescovo e la comunità eucaristica raccolta nelle case. Si aprono già dal Nuovo Testamento due grandi prospettive ecclesiali: Chiesa locale, come comunione dei battezzati attorno all’eucaristia, alla parola di Dio e al vescovo; Chiesa universale, come comunione delle Chiese locali tra di loro.
  
2. L’esperienza “domestica” della Chiesa nei primi secoli. La “Domus Ecclesiae” nel Nuovo Testamento e nei Padri: celebrazione, accoglienza della parola e carità vissute in una rete di relazioni dirette e “calde”. L’attenzione “spontanea” ai bisognosi nel contesto familiare della comunità (cf. At 2,42-47; 4,32-35). Un osservatorio quotidiano delle diverse necessità. L’importanza di recuperare non la forma ma la sostanza dell’esperienza familiare della Chiesa.
 
3. L’esperienza della “communio ecclesiarum” nei primi secoli. Le Chiese locali non si percepiscono come “frazioni” della Chiesa universale, ma come luoghi concreti nei quali esiste la Chiesa universale. Non è mai esistito un “federalismo” ecclesiale basato sul concetto di “autonomia”, ma sempre una “comunione” ecclesiale per cui ciascuna comunità locale avverte la responsabilità verso le altre, anche per quanto riguarda il sovvenire: vedi la colletta organizzata da Paolo in favore della Chiesa-madre di Gerusalemme (cf. 2 Cor 8,1-15). La radice della “communio” tra le Chiese, custodita dalla relazione con la Chiesa di Roma, è l’eucaristia.
 
Conclusione: una Chiesa-azienda o una Chiesa-famiglia? La prima favorisce al massimo l’elemosina individuale, mentre la seconda fa maturare la solidarietà cristiana. La formazione alla dimensione “familiare” della Chiesa non come ripiegamento su di sé, ma come attenzione alla “grande famiglia” delle Chiese.
 
 
 
 
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