Newsletter In Cerchio - Settembre 2014 - Numero X - Anno XII
 Anno 2015 » Homepage Newsletter Febbraio 2017 » Formazione » "8xmille senza frontiere": come una firma rende la Chiesa libera di servire tutti in Italia e nel mondo 
"8xmille senza frontiere": come una firma rende la Chiesa libera di servire tutti in Italia e nel mondo   versione testuale

E' stata la Giordania ad ospitare, dal 15 al 19 novembre 2016, 5 dei 6 vincitori del bando gioranlistico "8xmille senza frontiere". Il bando nazionale (fatto in collaborazione tra la Federazione Italiana Settimanali Cattolici ed il Servizio Promozione della C.E.I.) prevedeva, infatti, oltre ad un premio in denaro, anche un viaggio nelle Terre solcate da Gesù: Palestina, Israele e Giordania. Quest'anno è toccato alla Giordania. Anche qui sono arrivati fondi 8xmille che hanno sostenuto opere finalizzate non solo ad aiutare i progughi ma a promuovere la dignità umana attraverso la formazione, l'istruzione ed il lavoro.
 
Ne parla in uno dei suoi articoli Alessandro Ronchini, vincitore per la testata Fisc Vita Nuova di Parma.
 
CENTRO SAN GIUSEPPE E PARROCCHIA REGINA DELLA PACE
La scuola di formazione che ospita cristiani e musulmani
 
Una goccia nel mare. Una goccia di integrazione nel mare dell’indifferenza e del fanatismo. Siamo a Zarqua, città di circa un milione di abitanti nel nord della Giordania. Le famiglie cristiane, di vari riti, sono circa 700 e quelle di rito latino fanno riferimento al Centro San Giuseppe e alla parrocchia Regina della Pace, da poco costruita e retta da tre presbiteri della Fondazione di don Orione. Una goccia nel mare perché oltre che un punto di riferimento per la comunità, da tempo gestisce un centro di formazione, oggi aperto a quasi 600 studenti, di cui solo 120 sono cristiani. Gli altri appartengono a famiglie musulmane. E tutti possono studiare anche grazie agli importanti contributi che arrivano dall’Italia coi fondi dell’8xmille.

«Abbiamo iniziato con un primo centro di formazione professionale circa 30 anni fa — spiega il parroco, padre Hani — e da allora abbiamo continuato, adattandoci ai tempi e cambiando indirizzo alla scuola». Oggi infatti nella scuola sono attivi un laboratorio meccanico, uno di falegnameria e una scuola alberghiera. Oltre naturalmente a aule per le materie tradizionali. E probabilmente uno dei segreti della scuola, del fatto che sia ogni anno scelta anche da centinaia di famiglie non cristiane, sta proprio nel fatto che dà una formazione, “insegna un mestiere”, in un Paese in cui il lavoro, da sempre, è tra i principali problemi. Anche per questo tra i progetti della scuola finanziati dalla C.E.I. c’è la scuola alberghiera, l’ultima nata. Con i fondi arrivati dall’Italia è stato possibile sistemare la cucina che viene anche usata, oltre che dagli studenti, anche da alcune famiglie profughe ospitate dalla parrocchia. Proprio attraverso la scuola, la formazione, si cerca anche di gettare dei semi di convivenza negli adulti di domani. Studiando insieme fin da bambini i ragazzi capiscono che cristiani e musulmani non sono degli esseri “diversi”, ma semplicemente il compagno di banco, l’amico con cui si gioca a pallone.

Certo i problemi non mancano, ma si cerca il più possibile di lasciarli fuori. «La convivenza tra alunni di fedi diverse è buona — spiegano i responsabili — anche per la politica della scuola che prevede che i ragazzi siano qui per studiare; lo ripetiamo spesso: “voi siete qui per essere buoni cittadini, non per essere cristiani o musulmani”». Parole che da fuori possono sembrare forti, ma che fino ad ora sono state una delle chiavi per la, pur difficile, convivenza nel Paese.

Ma certo nessun luogo è un’isola, e anche qui si vedono i problemi che affliggono il medio oriente. «A scuola i rapporti sono sereni — ripetono gli insegnanti — anche se fuori cominciano ad esserci i primi tentativi di insinuare dei fondamentalismi. Per questo come regola abbiamo che dentro alla scuola non si parla di politica o di religione, che devono restare fuori».

Fuori dai discorsi e dalle diatribe, ma non dai curricula scolastici, dove anzi le religioni, sia il cristianesimo che l’islam, sono materia di studio. Tra i tanti problemi, resta aperto quello femminile. Non tanto nel corpo docente quanto proprio tra gli alunni. La scuola infatti è — per ora — solo maschile. E non per scelta. «La mentalità è molto rigida — spiega una delle insegnanti mentre mostra le varie aule — e le famiglie non manderebbero mai una figlia femmina in una scuola in cui ci sono anche ragazzi, anche se fossero in classi separate. Addirittura con alcune famiglie facciamo fatica a poter fare gli stessi colloqui con i genitori in quanto alcuni mariti non vogliono che le mogli vengano a parlare con noi insegnanti per il fatto che dovrebbero incontrare dei ragazzi. E poco importa se sono i compagni dei loro figli...». Situazioni estreme, numericamente ancora minoritarie, ma che ben fotografano quanto lavoro ci sia ancora da fare.
 
Alessandro Ronchini
Vita Nuova-Parma
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Responsabile: Matteo Calabresi - Coordinamento redazionale: Maria Grazia Bambino - E-mail: newsletterincerchio@sovvenire.it
Servizio Promozione della CEI © Copyright 2014 In Cerchio