Newsletter In Cerchio - Settembre 2014 - Numero X - Anno XII
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Le parole della Misericordia: "s" come "solidarietà"   versione testuale
Se ascoltiamo il grido di dolore di un terremotato, il lamento di un senzatetto, il pianto di un povero, ci accorgiamo che sono accomunati da una stessa richiesta: non dimenticateci, non abbandonateci al nostro destino, non lasciateci soli. A tendere loro la mano un esercito di volontari, persone che alla parola avarizia preferiscono la parola accoglienza, alla parola solitudine sostituiscono la parola solidarietà.

Ma quanti sono i volontari in Italia, chi sono e per quali ragioni scelgono di essere solidali? La fotografia della solidarietà in Italia ci viene fornita da una ricerca multidisciplinare basata sugli ultimi dati Istat‎, presentata a metà gennaio di quest’anno alla Camera dei Deputati dal titolo "Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni".
 
6,63 milioni di italiani, il 12,6% della popolazione, si impegnano gratuitamente per gli altri o per il bene comune. I dati dimostrano che 4,14 milioni di persone, il 7,9% del totale, fanno volontariato all’interno di organizzazioni e circa 3 milioni di italiani, il 5,8% della popolazione, si dedicano al volontariato in modo individuale.
 
Diversi nelle organizzazioni, uguali nella solidarietà
 
Cosa spinge le persone a dedicare il proprio tempo in associazioni e organizzazioni di volontariato? La solidarietà è un valore umano e cristiano che si manifesta soprattutto in ambito sociosanitario e assistenziale. Un milione e 228 mila sono i “Fedelissimi dell’assistenza” (il 29,6% del totale di volontari organizzati), italiani che dedicano il proprio tempo libero per aiutare chi ha bisogno di aiuto sociale, sanitario o di protezione civile. Tra questi moltissimi sono i cristiani. Seguono, per numerosità, le cosiddette “Educatrici di ispirazione religiosa”, un milione e 36mila persone (il 25% del totale) impegnate nelle attività educative e nella catechesi; un impegno vissuto come stile di vita, specialmente dalle donne del Sud. Condividere lo stesso credo e la stessa fede è il fattore che maggiormente determina la propensione all’impegno volontario per chi fa parte delle associazioni. In un momento in cui diminuiscono le risorse messe dallo Stato verso i bisogni sociosanitari e assistenziali delle persone, aumenta la responsabilità sociale di molti cittadini e crescono le risposte offerte dalle associazioni religiose verso i deboli, i fragili, gli espulsi da tutto, le piete scattate.

La solidarietà individuale, cifra caratteristica di un buon cristiano
 
Grazie a questa ricerca conosciamo, per la prima volta, chi si impegna nel volontariato individualmente; e, anche in questo caso, l’incentivo più forte alla solidarietà è l’identità religiosa. 852mila persone (il 34,2% dei volontari individuali) sono “quelli che… danno una mano”, persone che offrono aiuto in casa o a risolvere pratiche burocratiche. Seguono “quelle che… senza come si farebbe”, 707 mila donne (il 28,4%) che offrono assistenza qualificata a persone in difficoltà, con relazioni di aiuto durature nel tempo.
Dati interessanti, ma non sufficienti per noi cristiani. La parabola del Buon Samaritano è il paradigma di ogni rapporto solidale in senso cristiano. In essa c’è tutto ciò che contraddistingue il concetto di solidarietà cristiana: gratuità, accoglienza, empatia, anonimato.
Per educare alla carità, stimolare l’accoglienza e promuovere la solidarietà, soprattutto nelle diocesi e nelle parrocchie, dobbiamo lasciarci provocare dai poveri. Lo ha detto Papa Francesco l’11 novembre 2016 ai partecipanti al Giubileo delle persone socialmente escluse: “Saper essere solidali, saper aiutarsi, saper dare la mano a chi sta soffrendo più di me. La capacità di essere solidali è uno dei frutti che ci dà la povertà. Quando c’è molta ricchezza, ci si dimentica di essere solidali, perché si è abituati al fatto che non manca niente! Quando la povertà ti porta a volte a soffrire, ti rende solidale e ti fa stendere la mano a chi sta vivendo una situazione più difficile della tua. Grazie per questo esempio che voi date. Insegnate la solidarietà al mondo!”
 
Paolo Cortellessa
 
 
 
 
 


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